La storia del pensiero
che ha chiuso il secondo millennio è stata connotata da una sorprendente
presenza della logica che, dopo una inerzia secolare, aveva ripreso vita dalle
fondamenta poste da Aristotele per svilupparsi in un alacre accrescimento e in
una dinamica sistemica. Tuttavia se i presupposti aristotelici hanno mantenuto
il loro valore di base, la possibilità di una nuova interpretazione, intesa
come strumento scientifico, ha portato a costituire una nuova applicazione che
ne proietta le possibilità operative: la creatività. Si tratta di rinunciare
alle richieste razionalistiche, che si riconducono sostanzialmente alla ragione
per ottenere risposte ad ogni quesito, per accettare che sia possibile arrivare
a conclusioni corrette seguendo strade alternative, spesso più agevoli e
scorrevoli. In questa “nuova” prospettiva la logica nutrita dalla creatività
non è più un confine imposto, ma uno strumento incredibilmente efficiente per
esplorare il campo delle possibilità, una disciplina indispensabile alla
cultura manageriale che costruisce il legame tra il “fare” e il “saper fare”.
(dalla prefazione di Antonello Goi)
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