È un genere letterario, quello del memoir, oggigiorno molto frequentato dagli scrittori, e dunque benvoluto dall’editoria. Al di là della posizione che si voglia tenere sull’autofiction nel dibattito per addetti ai lavori, e in particolar modo la quota di finzione che si è disposti a riconoscere a questo “io che prende la parola”, è indubbio che in un libro di memorie personali il lettore è por tato ad attribuire al narrato il massimo grado di identificazione fra autore e narratore, fra fatti rievocati e verità storica, e questo indipendentemente da quanta verve compositiva l’autore abbia iniettato nell’Epos messo in scena. L’agile memoir che Anna Lena Polo ci consegna, di verve narrativa ne contiene moltissima da confinare spesso con la letterarietà, ed è questa caratteristica che lo differenzia da un qualsiasi libro di self-help o di testimonianza di una disavventura nella quale immedesimarsi.
Anna Lena Polo nasce a Nardó, in provincia di Lecce, città dove vive e lavora, l’11 luglio del 1968. Ha frequentato la facoltà di Filosofia dell’Università di Lecce. Insegna con entusiasmo nella Scuola Primaria da più di venticinque anni. La sua passione è inscenare le sue lezioni per guadagnarsi l’attenzione del suo piccolo pubblico. Ama leggere e scrivere. Questo memoir è il suo esordio narrativo.