martedì 20 ottobre 2020

Decameron 57: The Dual Nature of Silence di Sàndor Halmosi


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Evidente che Halmosi ha fatto incetta delle avanguardie e ne ha vissuto le apoteosi, le intemperanze e gli sfilacciamenti, anche se adesso ha stemperato le sue esigenze di enigmi affidati interamente alla parola ed è entrato in uno spazio aperto, tutto personale, in cui le immagini hanno bisogno di trovare essenze irrorate di analogie non più snaturanti, ma dense di ritmo e di calore, ricche di pathos, pronte a tradire la logica, anzi a dissuaderla dalla sua occupazione. Una bella svolta, ma il suo verso non ha perduto l’incandescenza primordiale, la capacità di captare il delirio delle sillabe, il desiderio della parola di diventare mondo assoluto. Naturalmente il “maledettismo” gli è rimasto dentro; le abbuffate di Gregory Corso, di Ferlinghetti, di Bukowski ancora cercano la digestione per stemperarsi e costringere le immagini a trovare un assetto loquace fuori dalla improvvisazione, altrimenti come spiegare l’accanito citazionismo che va da Eliot a Rimbaud, da Verlaine a Suskind, da Voltaire e Joszef Attila a Bulgakov, ad Andersen, ai Grimm, a Pessoa? Tuttavia Halmosi riesce a trovare una sua voce che si fa strada fuori dal coro, “Attraverso la tenerezza del corpo. / Come tessuto dello spirito”, perché “Il diavolo non dorme. / Non può”. Non solo, come ogni diavolo si diverte a invertire la rotta dei significati, a squarciare i nessi, a scomporre la sintassi e a rompere la linearità d’ogni discorso, in modo da rendere la realtà un cerchio infernale nel quale scorgere la sintesi della vita, della morte e dell’amore. Si avverte, sotto la filigrana espressiva, che il poeta ha una sana tendenza al lirismo e che però lo ha subito come una peste da cui bisogna allontanarsi e perciò è necessario rompere gli schemi, tralasciare “i concetti barocchi”, immergersi nel caos linguistico facendo divergere ogni possibilità di accordi. Come a dire che tutto deve andare a finire al macero da cui poi pescare lacerti, bagliori, cenere di un incanto perduto e che non bisogna sospirare, perché la salvezza deve essere un guadagno che arriva dalla distruzione. (dalla prefazione di Dante Maffia)

In copertina opera di Paola Scialpi 

 

INFO LINK 

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domenica 18 ottobre 2020

DÒDARO: Dal battito creatore alla rifondazione dell’anthropos

La ricerca di Francesco Saverio Dòdaro, dagli anni Cinquanta fino alla morte dell’autore, avvenuta nel 2018, si è intrecciata con le vicende di alcuni audaci innovatori, contribuendo a sua volta a rinnovare in maniera importante il ventaglio delle ricerche poetiche germinate dal secondo Novecento. Dalle prime combustioni pittoriche al passaggio alla letteratura e alla teoria del testo e dell’arte, dall’avvincente e profonda teoria sulla genesi del linguaggio al rinnovamento dell’oggetto-libro, dal modulo come unità di misura del pensiero alla narrativa postale e all’internet poetry, dalla poesia visiva alla narrativa concreta, dalla letteratura mediatrice di pace al romanzo di cento parole nelle vetrine dei negozi, la ricerca di sempre nuove formule ha animato l’attività dòdariana. Ne viene fuori il profilo articolato di un autore impegnato nell’investimento creativo dei linguaggi, in una prassi di rinnovamento del mondo, oltre che dell’opera, uno sconfinamento dei generi che ha saputo dialogare con le linee portanti della ricerca internazionale, costruendo trame di intervento attivo sul mondo, investigando il libro e la parola poetica nell’ottica eterodossa del travalicamento dei confini fra i linguaggi più disparati. Questo studio vuole offrire un profilo storico-critico degli ambiti di ricerca e dell’opera, attraversandone le diverse fasi evolutive.

 

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martedì 13 ottobre 2020

Case Sepolte di Pietro Romano ( i Quaderni del Bardo Edizioni per Amazon)

 













Le “case sepolte” di Pietro Romano sono quelle che abitiamo, ma, soprattutto, quelle che ci abitano. Questa sua raccolta, profonda, struggente e a momenti terribile, è una delle più avvincenti che ultimamente abbia letto. (dalla Prefazione di Gian Ruggero Manzoni)

Buona parte della scrittura di Pietro Romano è un susseguirsi ossessivo di domande alla ricerca di un impossibile incontro con sé stesso, che resta in una sorta di nonluogo e nontempo, tra l'atto del vivere morendo e del morire vivendo (Dalla post – fazione di Franca Alaimo)

 

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mercoledì 7 ottobre 2020

Ombe di Paola Scialpi (I Quaderni del Bardo Edizioni per Amazon)

"Mentre vi scrivo è il 20 aprile 2020 e sono in pieno isolamento a casa per l’emergenza del coronavirus che sta decimando le popolazioni di tutto il mondo in una grave pandemia. Mi sto accingendo a rieditare nuovamente il mio libro “Ombre” dopo tre anni e forse non avrei deciso di farlo se non avessi assistito in questi mesi agli eventi terribili che stanno accadendo. Ciò che mi ha convinta e contemporaneamente afflitta è stato il constatare che le storie da me raccontate nel mio libro sono drammaticamente attuali.Il volumetto di Paola Scialpi è composto da due toccanti ed emozionanti racconti e da relative opere, disegni. Qui prevale il bianco e il nero, la bipolarità cromatica, l’abbondanza e la penuria. Che è la storia di vissuti degli uomini, che traversano i suoi racconti palpitanti. Si tratta di persone che,pur avendo provato la pienezza e la gaiezza, a un certo punto, si devono adoperare per affrontare una nuova condizione esistenziale. Fanno ciò con calma serafica, con una devozione benedetta, perché la vita muta come il giorno, come il sole, come la luna, come le nuvole. Sono persone con una forza d’animo e di volontà encomiabili, che sanno uscire all’aria aperta, che provano gioia, dolore, melanconia. Tutto uno spettro di sentimenti, con la certezza che dalla zona d’ombra si possa uscire, si deve uscire".

(Dalla prefazione di Marcello Buttazzo)Paola Scialpi è un'artista che ha esposto le sue opere in luoghi prestigiosi dell'arte contemporanea nazionale e internazionale